Genesi dello spettacolo “La Divina Commedia Opera Musical”, dal testo di Dante alla messa in scena. È uno sguardo nell’uomo Dante, scevro dalla condizione ascetica e geniale, piuttosto riferita al dubbio come moto generante o rigenerante del poeta di Firenze. Dante e la sua, nostra, Divina Commedia sono uno spazio fertile, laboratorio efficace che, alla stregua di un’officina rinascimentale, ci fa muovere da artigiani lettori che decidono di mettersi in viaggio senza l’obbligo di una destinazione se non quello di lasciarsi trasportare dal desiderio di conoscenza e di bellezza. In questo cammino, la comprensione possibile di un testo trecentesco non passa unicamente sul binario di oltre settecento anni di parafrasi, ma può veicolarsi sullo scenario più libero dell’immaginazione che ogni lettore sviluppa di fronte ad un testo letto. Così, come un regista che, similmente, segue la sua suggestione, dando consistenza al proprio sogno, realtà che è il teatro. In quest’unico tempo presente si sviluppa una mixture di linguaggi che favorisce lo spessore alla parola, conferendo robustezza al testo che “diventa”. Si realizza così un dialogo potente ed emozionale col pubblico, nel quale vizi e virtù antichi si radicano ai vizi ed alle virtù del nostro umano vivere: modernità commossa di quest’opera per sempre.